Le storie di #oltreimargini: dalla Romania a Baranzate, Anna asseconda il vento e sa guardare lontano
Dietro al progetto, ci sono le persone. In questa rubrica vi raccontiamo le storie dei protagonisti di #oltreimargini: i sarti di Fiori all’occhiello, i volontari della parrocchia di Sant'Arialdo, i residenti del quartiere Gorizia a Baranzate.
Anna ha un sorriso aperto, due occhi chiari che vedono le sfumature e le sanno descrivere. Fa la sarta da quando aveva diciassette anni, è nata a Bac?u, in Romania, vicino alla Moldavia, verso nord dove c’è la neve almeno sei mesi l’anno.
Anna è arrivata in Italia nel 2003, si è arrangiata prima con qualche lavoretto, nelle tintorie, nelle case a fare le pulizie, poi ha conquistato la fiducia dei suoi attuali datori di lavoro, in una sartoria di Milano. Suo marito l'ha incontrato in Italia, un ragazzo romeno con cui ha due bambine, di otto e tre anni.
Ha conosciuto il suo compagno con la complicità di alcune amiche. Il classico “Dai, facciamoli incontrare”. Anna ci tiene a ricordare che il rapporto con suo marito è nato sul rispetto. Non sarebbe potuto essere altrimenti, di se stessa dice “Sono una donna libera. Ho vissuto così, la mamma mi ha sempre insegnato che devo realizzare nella vita le cose buone che ho in testa.”
Vivono a Baranzate dal 2009, dove Anna è entrata con entusiasmo nella vita dell’oratorio, ha conosciuto Don Paolo, il carismatico parroco della chiesa di Sant’Arialdo. Dall’anno scorso, senza rinunciare al lavoro a Milano, è parte della sartoria “Fiori all’occhiello” dell'Associazione La Rotonda, che riunisce a Baranzate sarti di provenienza e cultura diverse in un piccolo gruppo di lavoro unito e creativo. Le due attività le permettono oggi di sostenere la famiglia, il marito in questo momento è disoccupato.
“Mi trovo bene dappertutto, sia a Baranzate che a Milano. Ma qui sono a casa, siamo tutti stranieri, è molto bello. Sono stata accolta in momenti particolarmente difficili. A Baranzate siamo come fiori diversi nello stesso mazzo.”
Ogni giorno c’è il confronto, positivo, con le tradizioni che ciascuno porta. Anche per ciò che riguarda i processi in sartoria. C’è chi taglia sulla base di cartamodelli realizzati sulle misure del cliente. C’è chi invece lo fa a mano libera, seguendo un’idea creativa. Anna misura in centimetri le stoffe, altri utilizzano i pollici: nel dialogo quotidiano è facile imparare gli uni dagli altri, mutuare un linguaggio, un metodo, un saper fare.
Anna inizia le sue giornate con la fiducia che pone in tutte le cose, prefiggendosi degli obiettivi, che a volte raggiunge, altre volte no. Ma non lesina mai sull’impegno.
Ha conquistato uno spazio di serenità lavorando su se stessa e sugli altri, resiste però nel profondo, irriducibile, la malinconia verso il suo paese d’origine. “La nostalgia c’è sempre. A Natale, o a primavera…quando sento il tagliaerba”, d’altronde Anna è cresciuta in campagna, con gli animali, dove l’andare e venire del tagliaerba ritma il tempo della giornata.
Mi racconta della sua famiglia: sono in sette fratelli, quattro, lei compresa, vivono in Italia, gli altri tre sono rimasti in Romania, vicino ai genitori. La sua è stata un’infanzia serena, anche se dominata dalla dittatura di Ceausescu. Il papà faceva il tecnico degli impianti telefonici, capitava che, quando c’era un guasto, partisse in bicicletta, in piena notte, nel freddo dell’inverno.
Quello che Anna ha imparato dalla vita, attraverso l’esempio dei suoi genitori, è che prima bisogna dare, con generosità. La responsabilità di fare il primo passo è propria. Poi, “ciò che viene” dipende dagli altri, da quello che hai saputo costruire, trasmettere. Con le sue bambine, nate in Italia, fa lo stesso: quando non ci si capisce, si spiega. La figlia grande parla e scrive in romeno, oltre ad esprimersi perfettamente in italiano. È giusto non perdere la propria lingua, che permette di restare in contatto con le radici, con la Romania, con i nonni, quando li si va a trovare.
Le sue bambine sono felici, Anna è cresciuta nella saggezza di una famiglia sana, la stessa che si sforza ogni giorno di esercitare con le proprie figlie e il proprio compagno. Senza forzature.
“Come vedi le tue bambine in futuro? Cosa ti auguri per loro?” A questa domanda, Anna alza lo sguardo, incrocia il mio e sorride.
“Chissà. Lasciamo fare alla vita, ciascuno ha la propria strada da percorrere. Non vado mai contro il vento.”
Senza forzature, dicevamo, senza nulla di accessorio.
Il progetto “Oltre i margini” è promosso da Fondazione Bracco, Cesvi e l’Associazione La Rotonda, a sostegno dell’inclusione socio-economica e della tutela della salute di soggetti vulnerabili a Baranzate, comune primo in Italia per concentrazione di migranti residenti. Per maggiori dettagli leggi qui.